Walter De Maria, Hamburg, Germany, 1968. From Troublemakers. Courtesy Angelika Platen
11 Ott – 12 Ott 2015

Troublemakers: The Story of Land Art, un film scritto e diretto da James Crump, sarà presentato al pubblico nel Cinema della Fondazione Prada domenica 11 e lunedì 12 ottobre (alle 12 e alle 18).
La proiezione delle ore 18 di domenica 11 ottobre sarà seguita da una conversazione tra il regista James Crump e Germano Celant con il pubblico in sala.

Troublemakers (72’, 2015) ricostruisce le origini della Land art tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta e documenta le ricerche di artisti come Walter De Maria, Michael Heizer e Robert Smithson che superarono i confini della pittura e della scultura tradizionali per intervenire su laghi e deserti, montagne e pianure, spazi sterminati del sud-ovest americano. I loro earthworks, installazioni monumentali e interventi su larga scala, modificano l’ambiente naturale in cui sono inseriti comportando lo spostamento di tonnellate di terra o di roccia, oppure immettendo elementi metallici in ampie porzioni di territorio.

Il film sottolinea il carattere ribelle, eroico e iconoclasta di queste figure che sfidarono le convenzioni dell’ambiente artistico dell’epoca, attraverso il montaggio di rari filmati storici, nuove riprese aeree dei lavori più iconici realizzati in California, Nevada, New Mexico e Utah e interviste ad artisti come Vito Acconci, Carl Andre, Walter De Maria, Michael Heizer, Nancy Holt, Dennis Oppenheim, Charles Ross, Robert Smithson, Lawrence Weiner e testimoni diretti di questa esperienza artistica quali Germano Celant, Paula Cooper, Virginia Dwan, Gianfranco Gorgoni, Pamela Sharp, Willoughby Sharp e Harald Szeemann.

Il regista James Crump, autore nel 2007 del documentario Black White + Gray sul legame tra il curatore e collezionista Sam Wagstaff e l’artista Robert Mapplethorpe, a proposito del suo nuovo film afferma: “Era necessario raccontare ora questa storia con il chiaro intento di recuperare lo spirito che animava la Land art in compagnia di quei ribelli che attraverso i loro lavori definirono questo movimento. Per me è essenziale che una generazione di artisti più giovani di loro riscopra questi troublemakers per comprendere che il fare arte non è finalizzato semplicemente al mercato e che la celebrità o il profitto non sono motivazioni sufficienti per intraprendere una carriera artistica”.